L'estate sul canale.

Le estati sono sempre state torride. Ma il nostro caldo estivo è diverso da quello dalle altre parti del mondo. Il monsone d'Oriente dove calore si confonde con umidità appiccicosa, a scrosci di pioggia, ad aria spessa che ti fa sentire a disagio mentre tutto intorno a te continua una vita chiassosa e movimentata, come abituata e intoccata da quel disagio. I paesi del deserto dove invece il sole morde come un cane rabbioso e rende le strade deserte; dove il secco e l'arsura implacabili annullano la parola e quasi rendono impossibile il movimento e tutto appare come immobile e mummificato dall'incantesimo di una strega cattiva. Le estati del nord chiare e luminosissime, dove pure senti l'afflato del tepore del cielo, ma avverti come un'ansia di approfittare di uno stato che sarà sempre troppo breve, troppo a lungo atteso ed in un attimo perduto e che subito si mescola a qualche brezza già troppo fresca, quando arriva la sera. E poi la nostra estate mediterranea calda e tenera allo stesso tempo, fatta di frinire di cicale e di profumi di erbe marine o di fieno e di paglie tagliate, di terra che respira, di ombre cercate e riposanti, di scrosci di temporali e di afa meridiana. 

Ero solo un ragazzino, ma nelle mie estati di paese, cercavo con ansia la corrente fresca che ti spirava incontro, mentre scendevi pedalando forte per aumentare la velocità, giù dalla discesa che dalla piazza portava verso la Cerca e l'aria ti asciugava le guance, mentre il rumore che la cartolina che avevi fissato alla ruota posteriore scoppiettava al vorticare dei raggi, simulando il rumore del sognato e mai avuto, motorino, il famoso, ironia della parola, Mosquito. Arrivavamo in basso al canale con le canne da pesca artigianali e si finiva sotto un salice e, infilato maldestramente il cagnotto nell'amo tropo grande, si rimaneva muti a guardare la lenza troppo spessa che affondava nell'acqua ferma in attesa di un'arborella di pochi centimetri, mentre l'occhio seguiva affascinato gli insetti che si muovevano sull'acqua tenuti a galla dalla loro assenza di peso e dalla tensione di superficie. Si muovevano a scatti qua e là some pattinatori su uno specchio di ghiaccio grigio e verde, sola vita in movimento oltre alle grandi libellule dalla testa blu che si tenevano in equilibrio sugli steli dell'erba di palude. Passavamo le ore in silenzio, sognando forse i piccoli sogni che si formano quando ancora la vita è soltanto un futuro di campi inconoscibili e i desideri non riescono a essere grandi perché ancora hai l'innocenza di chi non sa. Si tornava verso la grande piazza a sera, mentre il sole era ancora alto sulle colline, con i quattro pescetti pescati in un sacchetto e la salita così faticosa da rimontare. Dopo di allora, perduta l'innocenza, non sono mai più andato a pescare.


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Considerazioni sul Tai Ji Quan 9: Dan Bian.


Il nono movimento della forma 24 Yang è dan biān - 单鞭 , che significa : Un solo colpo di frusta. E' una delle tecniche più tipiche del Tai Ji e comprende, per la mano destra la cosiddetta posizione ad uncino, che è una forma di parata, deviazione di colpo avversario o liberazione da una presa al polso, mediante una leva articolare derivata dal Tang Lang Quan (o stile della mantide religiosa, vedi sito del maestro Colmi). Questo particolare movimento a spirale avvolge e devia le forze della presa o del colpo dell'avversario agendo in particolare sulla articolazione del polso. Partendo dal termine del movimento precedente in cui si era arrivati in Gong bu, peso sulla dx, entrambe le mani avanti, palme avanti in spinta, il torso inizia una rotazione verso sx di quasi 180° mentre il peso si sposta sulla gamba sx, quindi percorre la rotazione inversa verso dx (peso sulla dx) e poi ancora verso sx (peso sulla sx). Come si è visto il peso, nelle tre fasi distinte, si sposta alternativamente sulle gambe mantenendo il bacino, che comanda la rotazione sempre alla stessa altezza. La gamba sx nella fase 2 viene ritratta verso la destra e poi compie il passo verso sx appoggiando il tallone nella fase 3, prima di spostarvi il 70% del peso. Contemporaneamente il braccio dx compie un arco verso il basso (prima fase), poi un arco verso l'alto (seconda fase) e chiude il palmo ad uncino con un piccolo movimento a spirale nella terza fase, rimanendo a circa 45° gomito verso il basso e spinto verso l'interno, uncino verticale verso il basso. 

Il braccio sx, esegue un movimento inverso, con un semi arco verso l'alto, (prima fase), uno verso il basso (seconda fase) e una parata finale con uno spostamento di 180° con il palmo rivolto verso il proprio viso che passa davanti agli occhi fino a terminare completamente a sx col taglio della mano a premere in avanti. Lo sguardo segue alternativamente la mano sx (1), la dx (2), la sx (3). Le tre fasi comprendono un ciclo di respirazione. E' importante durante il movimento mantenere il torso eretto evitando di piegarsi in avanti. Le braccia devono sempre essere leggermente piegate con i gomiti verso il basso con una leggera tensione verso l'interno. Il movimento di formazione dell'uncino della mano dx deve essere una armoniosa spirale e tutto il movimento comandato come sempre dall'interno del bacino, deve svolgersi in armonia sincronizzata e a velocità costante. Questo movimento enfatizza la suddivisione dell'energia nelle diverse parti del corpo aumentando il flusso sanguigno nella regione addominale e migliorando la fase digestiva. Inoltre rinvigorisce gli organi interni ed aiuta ad aumentare la flessibilità delle giunture. Per aumentare la comprensione del pensiero che sta alla base della tecnica del Tai ji, vi propongo una poesia di Wu Yu Xing, un maestro della metà dell''800.

Mano ad uncino 

Il tuo spirito sia come il gatto che afferra il topo.
La tua presa come il falco che afferra il coniglio.
La tua immobilità come la montagna.
Raccogli il soffio vitale come quando tendi l'arco.
Rilascialo come quando scocchi il dardo.
La mente comandi, il Chi sventoli, il Tan Dien sia il perno.
Allora la tua forza fluirà come filo di seta che si scioglie.






Refoli spiranti da: Fundamental of Tai Ji Quan - Wen Shan Huang - S.Sky Book Co - Honk Kong -1973
Moiraghi : Tai Ji Quan - geo S.p.A. 1995
Kung Fu and Tai Ji  Bruce Tegner -Bantam book - USA - 1968
www.taiji.de
Huard - Wong . Tecniche del corpo - Mondadori Ed. 1971




La storia di Autunno Fiorito e il rifiuto della posizione del dimissionario.


Autunno fiorito e Kao Tsung. 


E' noto come, nel Celeste impero, mentre si è sempre mantenuta una grande pruderie per tutto quanto riguarda il sesso, non solo nella pratica pubblica, ma anche e soprattutto nel linguaggio, ci sia sempre stata una totale disinibizione su tutte quelle altre funzioni corporee e fisiologiche che invece da noi vengono etichettate come sconvenienti a partire dalle varie rumorosità, per finire agli eventi veri e propri. Nessun imbarazzo dunque per queste esigenze, a partire dalle ben note toilettes comuni, che ancora qualche anno fa i turisti nostrani affrontavano con un certo imbarazzo. D'altra parte in tutto il periodo Ming era assolutamente comune che una servitrice accompagnasse i padroni nella toilette, aiutandoli alla bisogna con una catino di acqua calda e pannicelli di lino umidi e profumati. A testimonianza di ciò, si racconta che il grande amore tra l'imperatore Kao Tsung e la bellissima concubina Autunno Fiorito, sia nato proprio in queste circostanze. Il giovane principe, accompagnato come di consueto di primo mattino, nella apposita sala dedita a queste funzioni,  terminate le sue incombenze e colpito dall'avvenenza della fanciulla che armeggiava col catino, le spruzzò un poco di acqua sul viso, gesto di una allusività davvero indecente. Si vorrebbe dire: la sventurata rispose, ma evidentemente la scafata ragazza, certo non priva di un suo disegno, ribatté con un famoso verso di una celebre poesia licenziosa: "Umilmente ricevo il dono di questa pioggia", che rappresentava un invito assolutamente esplicito e molto preciso, con un seguito obbligato. Autunno fiorito passò così da servetta ad imperatrice imponendo la sua volontà al debole consorte, preso, come si suol dire, per la gola. La storia racconta che dovesse avere una notevole vitalità in quanto, ad oltre 70 anni, si concedeva frequenti diversivi con un giovanotto ventenne della sua guardia privata. Tuttavia ad Autunno Fiorito, nonostante la sua natura, che potremmo definire esuberante, nessuno chiese mai le dimissioni e morì in tarda età, ben attaccata al seggio della sua regione, emanando decreti sulla educazione delle donne.


Refoli spiranti da:  C. Leed - Storia dell'amore in Cina - SEA -1966


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Più caldo.
Imperatore cinese.
Xiōng,Mèi,Jiě,Tài.
Nán 

Per un amico triste.


Un'ammiratrice sconosciuta?

Una caratteristica della maggior parte dei blogger è che, si comincia a scrivere per sé stessi, poi, man mano che qualcuno comincia a leggere le nostre elucubrazioni, si diventa sempre più narcisi e si gode del fatto che aumenti il numero dei lettori, o meglio ancora la qualità dei commenti. E' un processo automatico a cui pochi riescono a sfuggire. Certo puoi dire ma chi se frega, tanto che me ne importa se non mi legge nessuno, ma il  meccanismo perverso che il grande fratello del web ha messo a tua disposizione, sta lì come una porta segreta, di quelle che non si dovrebbero aprire, la mela dell'Eden che non si deve toccare pena la perdita dell'innocenza. Invece la apri e subito diventa come una droga. Tutti i momenti vai a dare un'occhiata, oddio, sono calate le visite. Sono le scemenze che scrivo ad essere sempre meno interessanti o la gente che al lavoro ha meno tempo di cazzeggiare? Ah meno male il calo del week end è stato minore del solito, beh la media mensile è in leggera ma costante salita, oh signur, non mi fanno più neanche un commento, neanche perdono più tempo per dire che scrivo stupidaggini. E' un tormentone. Non parliamo poi del collezionismo dei contatti provenienti da paesi stranieri. Evviva ho superato i 100. Ecco là ieri uno da Macao, la settimana scorsa un Mongolo (dalla Mongolia), oggi 30 secondi da Mauritius, sarà qualcuno in vacanza o un residente che è capitato per sbaglio? vediamo le parole chiave che ha digitato. Già perché magari non lo immaginate, ma si sa davvero tutto di tutti, mancano solo il nome e cognome, ma ci arriveremo presto. 

Però a questo punto, vi chiederete perché con 'sto caldo ho tirato fuori questa manfrina. La ragione è che le schede statistiche che consulto nevroticamente hanno evidenziato una anomalia piuttosto strana. In media la gente rimane sul mio blog circa 120 secondi, tempo ragionevole per leggere il post del giorno e magari anche quello del giorno prima. Bene, capita che da maggio ad oggi, praticamente tutti i giorni, dalla città di Colonia (Germania) qualcuno si collega e rimane agganciato in media per 2 ore e mezza (ho detto due, in lettere) visitando in media 50 pagine ad ogni volta, ma evitando di lasciare tracce visibili almeno nei commenti. Con questa media dovrebbe avere riletto circa tre volte tutti i post pubblicati in questi quattro anni. Il mistero si infittisce in quanto non ho amici in questa città che io sappia. Delle due l'una, o ho un ammiratore davvero perso di testa che trascorre sulle mie fatiche più tempo di quanto non faccia io stesso, o cerca di studiare la lingua italiana sui miei testi e in questo caso lo avviso che avrà risultati scadenti, oppure la Stasi non è stata chiusa e un apposito ufficio dei servizi di madama Merkel mi sta sorvegliando di brutto. In questo caso, mi scuso subito se mai abbia, in modo assolutamente involontario offeso la suscettibilità mitteleuropea, pronto a rimediare nel caso e a prostrarmi se può essere utile, pur di non essere sottoposto a processo (non si sa mai, ragazzi, meglio mettere le mani avanti). Se invece è vera la prima ipotesi, l'ammiratore o meglio la teutonica bionda valkiria che mi dedica una parte così importante della sua giornata, si appalesi in qualche modo al fine che possa ringraziarla personalmente della sua fedeltà davvero gratissima. Avrò un futuro nella valle del Reno?


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Sui.

In Cina, in una tomba di circa 1000 anni fa (periodo degli Zhou occidentali) sono stati trovati scheletri di schiavi sacrificati per accompagnare il loro padrone nell'al di là. Si tratta di ragazzi tra i 7 e i 15 anni incatenati ai piedi e al collo. Il concetto che il lavoro dipendente sia in ogni caso una schiavitù con diritto di vita o di morte è un concetto ben radicato ed accettato, anche da chi lo subisce, nella mentalità cinese, come vediamo da tanti fatti di cronaca che emergono di tanto in tanto. Tutto questo è già ben ritrovabile nella lingua. Ecco allora l'ideogramma di oggi : Sui - trascinarsi, che come vedete dalla sua evoluzione millenaria  qui sotto, raffigura un uomo incatenato che si trascina faticosamente, con i piedi in grado di fare solo piccoli movimenti. E' un radicale molto presente nella lingua cinese ed è la prova grafica di questa realtà. Il radicale forma molti composti mantenendo questo senso di fondo. Ecco 致 zhì,  che significa dedicarsi. Ma il più chiaro ed evocativo di tutti è il moderno bisillabo che unisce a zhì  il segno che indica Forza, per dare il vocabolo 致力 -  zhì lì, che vuol dire :Lavorare per qualcuno (essere un dipendente), in altre parole offrire (volontariamente) il proprio lavoro, la propria forza come schiavo. 

Questo concetto del darsi in schiavitù volontaria, che rimane ben chiaro ai cinesi, è mascherato sotto varie forme nella cultura occidentale, che, con concetti dettati principalmente dai datori di lavoro e dal potere costituito, parla genericamente di dignità e nobiltà del lavoro, chiacchiere palesi per mantenere la tranquillità sociale. In realtà il rapporto tra padrone e schiavo è sempre concettualmente uguale. Chi si offre cerca di fare il meno possibile pretendendo il più possibile, chi ti prende pretende tutto quello che può spremerti in cambio del meno possibile, meglio ancora di nulla e se può ti prende anche quel poco che hai. In questa lotta oscillante stanno tutti gli stadi intermedi della nostra società e non c'è vergogna, né sommovimento etico se uno ruba o fa altro invece di lavorare o se dall'altra parte ti sfruttano senza pietà senza garanzie e pagandoti il meno possibile, usando la scusa di false necessità temporanee o con finti stages o partite Iva fasulle. E' un concetto ontologicamente incluso nella categoria del lavoro dipendente. Bisogna farsene una ragione e basta.



Refoli spiranti da: E. Fazzioli - Caratteri cinesi - Ed. Mondadori



Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare, se vi sono sfuggiti:

La storia di Mei Li.



Era davvero bella Mei Li, una ragazza come se ne vedono poche, con quella bocca piccola e rossa come i coralli del suo banchetto, con quei piedi piccoli e aggraziati che lasciava intravedere appena, anche se sempre coperti dalle calzine colorate. Occhi grandi e capelli neri come il giaietto che sembravano mandare bagliori luminosi quando piegava la testa graziosamente di lato, per lanciare un'occhiata da sotto con la bocca appena incurvata in un accenno di sorriso ammiccante. Anche quando camminava sotto il sole estivo di Bei Jing, nei grandi viali che conducevano al mercato, non aveva quell'andatura ciondolante e volgarotta delle contadine che hanno da poco lasciato la campagna; quel gettare di lato la gamba col piede piatto e non abituato alle scarpe col tacco, come lo sono le ragazze di città, ma sembrava incedere come una principessa, diritta e sicura lungo la strada che a piccoli passetti la conduceva fino al mercato. Arrivava lì ogni mattina presto, al suo banchetto dei coralli e tirava fuori le sue cose con cura maniacale, lenta e precisa, esponendo le collane e i bracciali in perfetto ordine secondo le sfumature di colore, secondo le dimensioni delle palline, rotonde, perfette, attenta a non mescolare quell'armonia cangiante di rossi e di rosa sfumati e precisi. Di lato metteva i turchesi, ma pochi, quasi a non voler turbare la perfezione del quadro.

Non guardava nessuno di quelli che la circondavano vociando, come perduta in un suo mondo di sogno, anche lo sguardo sembrava sperso in un vuoto di sogni e di poesia . Carezzava i fili rossi che pendevano dai gancetti e la sua mente pareva correre lontano, verso giardini di peonie bianche, chiusi ad occhi indiscreti da muraccioli bassi e curati, piccoli stagni d'acqua con le carpe dorate che venivano a prender cibo in mucchio al bordo della vasca tra le grandi foglie di ninfea. Ti pareva di sentire, dal suo sguardo perduto nella linea dell'orizzonte, il canto di storie lontane, di fanciulle innamorate in attesa di un uomo partito a cavallo per la capitale. Le piccole orecchie quasi tese a cercare di sentire, tra il frastuono del mercato, vecchie poesie o il tocco leggero delle corde del Pi Pa che suonava canzoni antiche. Mentre i suoi vicini, quelli del banco dei tessuti e quegli altri che vendevano piccoli vasi di giada di terza scelta e paccottiglia varia per turisti, sghignazzavano volgari, ingozzandosi a tutte le ore di bocconi bollenti di maiale, mentre con le bacchette pescavano da un ciotolone comune mappazze di noodles in brodo, macchiando qua e là quei pantalonacci già unti e bisunti, scatarrando continuamente, con sputi e risate chiocce, lei a pochi metri, pareva immersa in un altro mondo, così distante, così lontano. 

Quando qualcuno le chiedeva il prezzo di una sua collana o di un paio di orecchini, lo dava con degnazione, ma senza scendere alla contrattazione in cui si affannava il resto del mercato, come per non sporcarsi, quasi per non scendere ad un livello così volgare. Un piccolo sorriso, poi lo sguardo vagava altrove perduto nel sogno. Se il cliente comprava, con piccoli gesti incartava il pacchetto e ritirava il denaro sudicio che le veniva consegnato, toccandolo appena con due dita quasi per non esserne contaminata. Poi si risedeva sul suo trespolo a continuare il sogno. Un sogno che diventava ogni giorno più netto e preciso, un sogno che coltivava fin da bambina, quello del giorno in cui un anziano ma ricchissimo commerciante di polli o di maiali, sarebbe venuta a chiederla in moglie, dandole la disponibilità di un conto in banca illimitato, una grande villa col tetto all'europea, nella nuova area di espansione fuori città, dove solo i grandi ricchi potevano abitare nello spazio recintato intorno al grande lago artificiale e dove lei avrebbe potuto godersi una vita ricca, grassa e senza pensieri, mostrando alle sue conoscenti, che avevano visto la bella Mei Li bambina, l'oro dei suoi gioielli e una grande Mercedes nera coi vetri oscurati con l'autista che l'avrebbe portata a fare spese in città.


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Mietitura.

Stoppie di frumento.


Era rimasto l'ultimo. Ancora una decina di giorni fa, si confondeva nell'oro ramato degli altri campi di grano che lo circondavano nel falsopiano prima delle colline. Spesse, dense coltri di spighe, così vicine da tenersi in piedi l'un l'altra nonostante il carico di granella di cui erano orgogliose portatrici. Anche se col passare dei giorni, il capo chinava sempre di più, in quella fatica di vivere che sapeva essere vicina alla fine. Ma una fine gloriosa, ricca e ferace, piena di promesse e di orgoglio. Ogni campo, con una sua sfumatura leggermente diversa, con tutte le componenti dell'oro, a seconda delle varietà, così tante e differenti che l'intelligenza dell'uomo ha saputo creare in barba a chi, non conoscendo, pensa che il miglioramento genetico produca perdita di diversità. Qualcuna chiara, quasi bianca come la carta preziosa, altre del rosso acceso che la secchezza ha ormai avvinto, altre ancora quasi rosate per il sottile strato di pruina che avvolgeva le glume. Lunghe ariste a formare un tappeto sconfinato o corte spighe tozze e quasi nude, con la punta squadrata o invece aguzza ed elegante, altre ancora quasi deformi al centro per le cariossidi soprannumerarie che ne rigonfiano la parte centrale. Ma ormai il tempo era arrivato al termine ed i miliardi di cariossidi erano ormai pronte, secche al punto giusto per permettere di essere conservate, asciutte ma non avvizzite, anzi rotonde grasse, ricche e pesanti. Così ad uno ad uno, la grande macchina gialla, li ha ingoiati, quei campi rigogliosi. Con metodica ma implacata lentezza la larga bocca dalle lunghe zanne ingorde, è entrata impietosa a compiere il suo dovere. 

Taglia aspira frantuma dividi e poi ancora sgrana separa vaglia ripulisci ammucchia e avanza sempre alla stessa velocità, guadagnando terreno e spazio, facendo scomparire nel grande ventre la messe e lasciando dietro di sé soltanto l'andana diritta della paglia sminuzzata. Poi quando la grande bestia si sente piena, eccola correre al limitare del campo come un commensale della mensa di Trimalcione, mai sazio di piaceri, enfio di cibo, ma voglioso di averne ancora, a liberarsi vomitando quanto ingoiato ingordamente nel carro in attesa. Così a poco a poco se le è divorate tutte, le immense tavole gialle di spighe arcuate dalla canicola estiva. Era rimasto solo lui, quel grande campo quadrato al limitare della strada lunga e diritta, lontano da case e da capannoni fastidiosi. Dietro, una vigna verde e giovane risaliva la collina con promesse autunnali. Sembrava quasi che se lo fossero dimenticato, così isolato, sebbene ricco e gremito di spighe chiare dalle lunghe ariste che fremevano alla brezza, forse Centauro, forse qualche nuova varietà che io più non conosco. Ieri sono passato e quasi non l'ho riconosciuto il posto. Il destino si era compiuto. Il campo spoglio era disegnato dalle andane gonfie di paglia tagliata, infinite strisce regolari che disegnavano la geometria del lavoro, la perfezione del progetto. La terra ormai secca e dura che il calore estivo ha reso crostosa e resistente è rimasta ricoperta degli spuntoni gialli degli steli mozzati, duri come spine puntate verso l'alto. Ancora intravedi le file ordinate della semina tra la stoppia puntuta. Un taglio severo che lascia la coperta di una spazzola pungente, come quel barbiere dove mi portava la mia mamma da bambini, che brandiva la macchinetta in una mano e ti afferrava la testa deciso con l'altra, per il taglio estivo all'Umberta. Lontano, in un angolo del campo il grande mostro ormai fermo, ebbro per l'ordalia compiuta. I carri pieni se ne sono già andati al Consorzio Agrario a scaricare, assieme al resto, nel grande mucchio comune. Ricchezza, abbondanza, promesse di farine e di pane e molto altro. La carestia è ancora lontana.


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Cinema ad Alessandria?

Vi ho spesso detto che Alessandria è una città morta, destinata a diventare una città fantasma, in cui non ci sono iniziative di nessun genere, figuriamoci se artistiche? Ecco qua a smentirmi immediatamente il successo dell'ultimo lavoro dei ragazzi di Paper Street (date un'occhiata al sito per apprezzare meglio), un gruppo di volenterosi e pieni di idee che si stanno facendo largo in questo mondo. Altro che Los Angeles o Bolliwood o Cinecittà. Qui, la nostra città si sta candidando come fucina di lavori cinematografici di qualità. Quindi beccatevi l'ultimo corto prodotto da Ferrando e Laugelli: La conseguenza di te (vedi qui i dettagli), che comincia a mietere impostanti riconoscimenti in giro. Aspettiamo dunque i prossimi lavori! Eccovi comunque qui sotto il corto al completo.



Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare


Misteri alessandrini
Paper street.

Haiku a Roccagrimalda.

Tatsumi Orimoto - Elemento Vuoto.


Come vi avevo preannunciato, ieri al palazzo Borgatta di Roccagrimalda, suoni colori e profumi direttamente dal Giappone. Con Go dai (i 5 elementi), cinque grandi artisti del sol levante hanno esposto i loro lavori di arte contemporanea. Una suggestione da un mondo a noi poco conosciuto, ma davvero intrigante che ha mostrato le opere della performer Setsuko, maestra calligrafa, le celebri uova di Kawatani, le sculture di Azuma, le splendide  fotografie di Yamamoto, dalle suggestioni così sfumate, così evocative e infine le opere di Orimoto con la sua attenzione alla vecchiaia e alla malattia, argomenti scomodi in una società che inneggia alla gioventù e al predominio del vincente. Nello stesso ambito, la personale di Kinue Ohashi, maestra di origami (oltre che di Tai Ji della quale mi onoro di essere allievo), con i suoi Sogni colorati,  che fa dell'antichissima arte della carta piegata, diffusa in Giappone fin dall'ottavo secolo, l'Origami, un mezzo di espressione assolutamente personale. Ecco dunque nascere, dall'unione di centinaia di piccoli lavori di carta, grandi composizioni piene di colore e fantasia, un mondo pieno di sfumature, farfalle, fiori, animali, stelle, figure umane e geometriche. Le scene si ispirano a canzoni o alle brevi poesie giapponesi (haiku, tanka e altre), altre volte ad esperienze di viaggio e di vita dell'artista. Ma la nota dominante è comunque quella della semplice e profonda poesia che pervade tutte le sue opere e che si percepisce facilmente al primo sguardo. Le due ore che Kinue Ohashi ha dedicato a chi volesse, sotto la sua guida, cominciare a piegare i fogli sottili di carta colorata, vedendo la magia della nascita di forme con vita propria, sono state, il momento in cui questo paese ha mostrato la sua essenza: grazia, armonia e bellezza. Oggi vi lascio con un haiku di Ishida Hakio preso dal sito di Giappone in Italia.






Pesche bianche.
Il cuore si rivolge
verso la notte.


Kinue Ohashi - Origami.


Per chi volesse visitare lo studio di Kinue ad Ovada: 0143/ 821751 - ohashikinue@gmail.com


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Tarda primavera.



Due haiku domenicali.


Tremula è l'aria,
lontana all'orizzonte.
Grano maturo.

Pigra cicala,
canta note stridenti.
Ma piano, piano.




Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Tarda primavera.




Un po' per uno a cavallo all'asino.



Raramente si è sentita dalle nostre parti, una corale manifestazione di dissenso a qualcuno. Da tutte le parti, da tutte le categorie sociali, si levano grida per le ferite insanabili ricevute e per l'incapacità, così evidente che la capirebbe anche un bimbo, di chi le ha inferte. I politici sono alla testa della rivolta. Posso capire gli oppositori. E' stata lanciata l'ennesima operazione richiesta da tutti come l'unica cosa davvero necessaria, la riduzione delle spese e degli sprechi della macchina statale. Da sinistra urla di dolore, perché si incide sulla polpa di chi lavora, l'IDV, ridice le stesse cose da mesi, ormai non si fanno più scrivere i discorsi, usano quelli vecchi, il partito più indecente poi, che dopo aver collaborato a distruggere questo paese, adesso cerca di rifarsi l'imene, devastato dalle porcherie che addebitava agli altri, spara supponenza bartaliana. I grilloidi vanno a nozze. Quelli che obtorto collo, ringhiando sotto sotto, sostengono il governo, sono pieni di distinguo, per carità, basta che le cose siano fatte bene e non così, purché non si tocchi quello e non cosà e intanto nelle segrete stanze brigano per ridurre e deprivare i provvedimenti. Non parliamo delle aree dove finalmente si agisce. L'ANCI muove fuoco e fiamme, i governatori regionali, vero cancro della spesa, portano le chiavi di casa al governo, i responsabili delle ASL con la testa bassa profetizzano la fine della sanità e la cessazione dei servizi, fermi restanti gli stipendi percepiti. Stanno per scendere in strada responsabili di Enti inutili, capi di camarille abolende, sostenitori (con ottime ragioni) di tribunali da chiudere, di reparti con un malato all'anno da razionalizzare, scuole con un allievo da accorpare. Dimezzare le auto blu fa strappare i capelli a intere categorie, ché vi vengono incluse ambulanze e auto degli infermieri per il servizio domiciliare, infine, lo so che sembra una barzelletta scendono in strada i farmacisti che non vogliono veder calare i loro introiti, che hanno già dato che ora paghino gli altri!!!! I sindacaloidi chiamano di nuovo gli zii, che già tanta prova di sé hanno dato, pronti a varare consigli interessati per limitare la scandalosità dei provvedimenti, addirittura l'associazione delle aziende farmaceutiche, si appresta a licenziare tutti i propri dipendenti, inclusi gli addetti alla consegna delle tangenti (che come si sa sono le ultime teste a cadere) e a migrare alle Cayman. Ragazzi ma vi rendete conto?



Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Economia politica 1.

Dagli al bosone di Higgs.

Finalmente l'hanno preso! E' stata una operazione lunga e faticosa; ce ne è voluto di impegno, da parte di tutti e soprattutto da parte di quelle forze dell'ordine che lo ricercano sempre e comunque come una scelta di vita, ricercare l'ordine nell'universo, mission impossible. Per anni magari non se ne parlava, ma noi sapevamo che c'era questo furfante, ben nascosto da qualche parte, acquattato con arguzia in modo da non farsi riconoscere, forse emigrato, forse sotto casa. Insomma poteva essere dappertutto. Una latitanza dorata certo, durata decenni, senza che ci fosse neanche una foto segnaletica sicura per individuarlo. Così hanno dovuto lavorare su delle ipotesi, presumere, diciamo che faccia potesse avere, 'sto farabutto acquattato magari in qualche cantina con tutte le comodità a farsi beffe di noi. Eppure si sapeva praticamente tutto di lui, com'era, quali erano le sue abitudini (brutte certo, omosessuale per vizio più che per natura, anche perché quel nome come se lo è meritato se no?), come quando pensavi fosse in qualche posto a compiere i suoi affari, bastava un attimo e poi spariva e chi s'è visto s'è visto. E dire che tanto piccolo non è, un ciccione, certo, lo sanno tutti, sovrappeso e quindi neanche tanto portato a nascondersi, eppure sorprendentemente agile e svelto per una struttura così pesante. Tra l'altro sono tutti anche contenti della cattura, perché ormai è assodato che sia il responsabile assoluto della massa grassa che ci opprime non appena mangiamo due fettine di lardo! Se non ci fosse, potremmo sbafarci quintali di dolci, capocolli e lingue di menelicche, strafogarci di melanzane alla parmigiana, gorgonzola e pasta al pesto, senza aumentare di un grammo. Un gran brutto soggetto, davvero. E' uno che ne ha fatte di cotte e di crude, che nel caos ci sguazza, se c'è stato da qualche parte quel casino davvero grosso che tutto dicono, state pure tranquilli che lui c'era a fare il suo, salvo sparire subito dopo, come quelli di San Damiano, tira la pietra e nasconde la mano. 

Che volete è uno a cui piacciono gli scontri ed è proprio così che l'hanno acchiappato. Quindi è bastato fargli la posta, tenere d'occhio dove capita qualche disordine, qualche deflagrazione, sbattimento vario, magari provocandole a bella posta (qua siamo maestri), mettere insieme un po' di teste calde, quegli arruffapopoli di protoni sempre davanti se si tratta di far casino, un po' di neutroni, che quelli non vogliono mai prendersi responsabilità ma ci son sempre in mezzo e poi tutta quella canea di mestatori piccoli ma rompiscatole, elettroni, neutrini, mesoni vari, tutta gente che in mezzo al caos ci sta come i pesci in barile ed il gioco è fatto, lo scontro e non solo verbale naturalmente, è assicurato e sta tranquillo che lui lo trovi lì in mezzo. Bosone dannato, grasso e flatulento, sei stato beccato, stavolta le telecamere di sorveglianza non hanno lasciato dubbio, anche se hai cercatop di mascherarto con l'impermeabile grigio di ordinanza. Certo gli inquirenti sono prudenti dopo tanti granchi, ma possiamo essere tranquilli che ormai non scappi più, inutile che cerchi di filartela per il tunnel del Gran Sasso, anche quella strada è stata bloccata da tempo e adesso non cercare di fare il furbo, montare in cattedra, raccontarla grossa, che la colpa del fatto che alla base di tutte le grane ci sei tu, in realtà è colpa del grande vecchio o dei black block, che ti vuoi pentire e vuotare il sacco. Troppo comodo, prenditi le tue responsabilità, confessa con chiarezza che tutto 'sto casino che c'è in piedi è colpa tua, crisi economica inclusa, che noi qua non sappiamo più dove attaccarci. E, adesso che sappiamo dove stai, cerca di pagare l'IMU che se no son dolori. A Equitalia non scappi di certo!

Disordini e scontri presso Ginevra - dal Web


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Compleblog!


Quattro anni fa, nella calura del luglio incipiente è cominciata questa avventura, sulla spinta dell'amica Adriana, colpevole assoluta di avermi gettato in questo girone dantesco da cui non riesco più ad uscire. Il blog è un po' una droga, in cui, è vero, uno scrive per sé stesso, per il proprio piacere e divertimento, come ci si continua a ripetere, visto che nessuno ti paga per farlo (sempre a monetizzare, eh! che brutta abitudine). Eppure, poi, ecco che corri a vedere le statistiche e quanti al giorno e come mai non aumentano, ma allora le cose che scrivo non interessano a nessuno, oddio sono in calo le visite e diminuisce anche il tempo trascorso ad ogni visita. Calo di interesse, ah no, è solo perché è il week end e la gente non ha voglia di perdere tempo come quando è al lavoro (eheheheh). Sarà la sindrome del predicatore, chissà. Comunque ecco qua. Dopo quattro anni ci siamo posizionati su una media di 100 visite al giorno e 200 pagine consultate. Certo non è un gran ché, ma per un blogghetto generalista basta e avanza. Vero che molte visite sono più che altro "sollecitate" e prima o poi, anche gli amici mi manderanno a quel paese a forza di ricevere le mie newsletters (qualcuno lo ha già fatto, in confidenza), ma così gira il mondo e il marketing è la chiave del successo. Comunque tanto per riassumere, in quattro anni buoni, siamo a 1133 post pubblicati (ragazzi sono migliaia di pagine!!!) anche se solo con 4262 commenti. Un po' poco una media scarsa di 4 a post e ben pochi che cercano una discussione o vogliono ampliare il dibattito. O gli argomenti non sono molto stimolanti o gli amici non vogliono affondare il coltello nella piaga. 

Pochissimi (purtroppo) gli spunti polemici che gradirei molto. Pazienza. Comunque i contatti (oltre 100.000 da 126 paesi diversi e 36 stati USA) sono una cifra che mi fa paura a scriverla. Pensare che uno butta giù qualcosa e tutta 'sta gente la legge dall'Australia alla Mongolia, al Perù, mi eccita e mi inquieta allo stesso tempo. Ti senti un po' nudo, un po' sorpreso e allo stesso tempo quasi carico di una qualche responsabilità che mi sono andato a cercare da solo. E' interessante vedere anche quali sono stati i post più popolari. Quelli più letti in assoluto, non contano molto, in realtà erano un paio di post di vicinanza al Giappone dopo lo tsunami e secondo me vengono letti proprio perché essendo in cima alla lista sono i primi che la curiosità spinge ad andare a ricercare. Poi interesse per alcune recensioni di cose d'attualità. Credo che il titolo preciso e non allusivo influenzi i motori di ricerca a portare visitatori casuali. A me che piace stornare l'attenzione con titoli fuorvianti, questo non va molto, magari però dovrò piegarmi a questa necessità. E' il mercato che lo chiede, bellezza. Però alla fin fine vorrei ringraziare tutti quelli che passano e sono passati di qui. Quelli che hanno lasciato tracce e i moltissimi che sono stati a guardare andandosene poi in punta di piedi come se avessero paura di disturbare e anche quelli che ci sono capitati per caso scappandosene subito. Qualcuno magari incuriosito è tornato, altri non hanno trovato nulla che collimasse con i loro interessi, come è giusto che sia. Un grazie di cuore sia ai fedelissimi che a tutti gli altri. Sapere che ci sono mi fa sentire in obbligo, anche in quelle volte che magari mi passa la voglia e ti viene la tentazione di smettere. Ma per ora tranquilli, si va avanti, è una minaccia.


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Demoralizzazione.

Non so se resisto ancora tanto. Accendo il TV e bisogna tapparsi le orecchie. Apro il giornale e non si può leggere. La follia collettiva ha contagiato tutti. Vi racconto una storia. Un giorno c'era un paese. Un bel paese, dove le cose andavano avanti alla meglio ed a cui, i suoi abitanti, fregandosene del futuro dei propri figli, avevano mangiato a poco a poco le fondamenta, giudiziosamente guidati dai loro proconsoli che solo dovevano pensare alla propria rielezione. Poi, dopo dieci anni di indecente malgoverno, ancora peggiore, se possibile di quello precedente, il paese si trovò davanti alla bancarotta. Ancora un paio di settimane e poi le schiere immense di pensionati e di dipendenti pubblici, sarebbero andati agli sportelli della posta a ritirare le loro prebende e avrebbero trovato chiuso, non per ferie. L'immenso popolo dei risparmiatori che manteneva figli e nipoti, sarebbe andato allora a ritirare i propri tesoretti dalle banche dove da decenni continuavano a prestare i soldi allo stato sperperatore, questa volta nei panni di strozzini, e avrebbero trovato le serrande calate e scoperto improvvisamente che quei crediti accumulati si erano annullati per insolvenza del debitore incravattatosi con le proprie mani. La situazione era così grave, che la canea di furfanti che aveva in mano il potere decise di farsi da parte per non finire come in Piazzale Loreto e furono scelte persone che realizzassero un'impresa impossibile. Fare nel più breve tempo possibile (giorni) quello che gli infami non erano stati capaci di fare in trenta anni. 

Tutti sapevano e dicevano ben chiaro cosa era necessario, dunque lo facessero e si prendessero gli insulti della folla. Raccogliere in pochi giorni i denari necessari era quasi impossibile, invece in pochi giorni con la decisione necessaria, i soldi furono trovati nel solo modo in cui si possono trovare, tasse capaci di fare cassa immediata, per evitare il baratro. Apriti cielo. Così era capace di farlo anche mio zio, invece di fare riforme strutturali. Subito gli stessi furfanti che fino al giorno prima avevano collaborato allo sfacelo, prendevano le distanze. Con la stessa rapidità si mise mani all'altro buco nero in cui si stava avvitando il paese, le pensioni. Qui l'urlo di dolore si fece ancor più alto. Personaggi, che dopo quello che avevano combinato, avrebbero dovuto rifugiarsi nelle fogne da dove erano usciti e scomparire per un po' di tempo, farsi dimenticare almeno un po', eccoli invece mostrasi sui media e blaterare il loro sdegnato dissenso. Perché non era certo lì che bisognava affondare il bisturi come ben si sapeva ma sulle mancate liberalizzazioni e sulla patrimoniale, giusta e motivata. Ecco allora che i tecnici con invidiabile prontezza, preparavano un piano di interessanti liberalizzazioni su cui tra l'altri si discuteva da lustri e approntava l'unica patrimoniale possibile in un paese in cui l'80% degli abitanti aveva la casa in proprietà, che improvvidamente era stata tolta per raspare qualche voto. 

Loro sapevano bene essendo tecnici, che nulla si riesce a scalfire su patrimoni superiori alle decine di milioni. Ci vogliono 16 secondi circa per far migrare a Singapore o in qualunque altro luogo i beni "mobili" che se si chiamano così ci sarà pure una ragione. Apriti cielo, folle urlanti nelle strade che gridavano: sono ben altri i problemi, accompagnate dal basso profondo di quelli che fino al giorno prima le liberalizzazioni chiedevano ad intonare una nuova canzone. Si fanno cose inutili, quando il vero problema è il mercato del lavoro, e poi basta imposizioni dall'alto, conteremo pure qualcosa noi, qui dall'emiciclo che se, giustamente non è capace neppure di cambiare la legge elettorale o ridurre compensi  e privilegi indecenti, è però capace di votare contro questi insani provvedimenti e lo farà se non gli viene dato un po' di potere di decisione. Detto fatto. Ecco subito pronta una riforma del mercato del lavoro, che cercava di sistemare un problema annoso, limando un po' a destra e un po' a sinistra per dare fiato ad una generazione di giovani schiavi mantenuti dai genitori che alla fine rischiavano di non avere più neanche i soldi per l'apericena, e per venire incontro al grido di dolore degli esautorati, facciamo decidere a loro qualche modifica nel luogo di potere, se no dicono che è una dittatura. 

Apriti cielo. Datori di lavoro che dopo aver sfruttato lo stato, essersene andati dove gli faceva comodo, dopo aver usato un sistema di flessibilità nella maniera più infame ed truffaldina da una parte, sindacastri difensori dell'indifendibile che da decenni se ne sbattono di chi lavora, dall'altra, tutti uniti per una volta, affondano il coltello per chiarire che ben altri sono i problemi che era il patrimonio immenso dello stato da liquidare per parare il debito, che loro in pochi giorni venderebbero anche il Colosseo, che ci sono i finlandesi, già in lista d'attesa per rilevarlo. Bene, sensibili al grido di dolore, i tecnici preparano un marchingegno per risolvere il problema impossibile, progettando  la costituzione di società che prendendo in pancia i famosi beni, li cartolarizzino per fare cassa a riduzione del debito. Disastro completo. Ma come, si vuole svendere il nostro patrimonio, ululano con la bava alla gola gli stessi che il giorno prima lo chiedevano. Il popolo di nani e ballerine che si era fatto solo temporaneamente da parte, alleato misteriosamente ai grilloidi che si moltiplicano per generazione spontanea,  torna alla ribalta gridando, ma come, non capite, il vero problema del paese sono gli sprechi della macchina statale, come si può non vederlo, datevi da fare o infami che vi abbiamo messi lì apposta. Pronti via, dopo un brevissimo esame per una materia che rhchiederebbe anni di lavoro (gli stessi che sono andati sprecati per agire in direzione contraria) ecco pronta una revisione delle spese che promette un risparmio per tamponare le scadenze più imminenti (esodati, terremoto e IVA, perché con questo balzello si impedisce la crescita invocata a gran voce da quelli che per dieci anni l'hanno affossata). 

Beh, qui saranno tutti d'accordo, questa è davvero l'unica cosa che tutti reclamavano come l'unica vera cosa da fare senza se e senza ma. Ragazzi sfogliate i giornali, guardate le TV, aprite le orecchie e sentirete cose che voi umani non avete mai immaginato. Tutti, ma proprio tutti quelli in prima linea per la lotta agli sprechi, oggi sono sulle barricate per opporvisi come nelle 5 giornate di Milano. E' questione di vita o di morte. Senti farmaceutici mostrare le piaghe già subite, tribunali da chiudere che dimostrano la loro utilità assoluta, buoni anni che si ergono a difesa dell'operosa macchina statale, ospedali dove si fa una operazione all'anno che mostrano i calli alle mani, camminatori che fanno capire chiaramente come l'effetto depressivo morale e materiale inciderà in maniera mortale sul futuro del paese. Commentatori ed economoidi che dovrebbero fare i giornalai, che si prendono la testa tra le mani mormorando: ma come fate a non capire che queste cose non si possono fare. Intanto quando si presentano davanti alla platea internazionale i nostri tecnici, l'unica gente seria che abbiamo mai avuto, vengono ascoltati, addirittura rispettati, cosa a cui davvero non eravamo più abituati e questo è un fastidio pesantissimo per faccendieri, mestatori e puttanieri che nel chiuso dei loro fortini meditano vendette. Le puttane no, quelle il  loro mestiere ce l'hanno in mano, la professionalità non si perde mai e qualcosa da fare, chi sa fare lo trova sempre. Insomma ragazzi, non avete ancora capito, non è colpa di questa gentaglia che sta intorno alla greppia perché diversamente non sa dove andare. Quelli sono lo specchio, perché il paese la pensa esattamente come loro e corre a riempire le piazze. Non si può pensare di risolvere i problemi eliminando costoro. In questo paese non si può fare assolutamente nulla, c'è sempre un'ottima ragione per non farla, per dire stavolta non tocca a me che ho già tanto dato. Non avete ancora capito? Sono gli italiani che bisogna eliminare.


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Economia politica 1.

Considerazioni sul Tai Ji Quan 7/8 : Lǎn què wěi

Eccoci arrivati al movimento Lǎn què wěi - 揽雀尾, che vale come settimo ed ottavo della forma 24 Yang, in quanto viene ripetuto prima a sinistra (左 - zuǒ) e poi a destra (右 - yòu). Ancora una definizione molto poetica per definire una tecnica più difficile da spiegare che da eseguire, come potrete osservare nel consueto video di www.taiji.de. Significa infatti Afferrare la coda del passero. Anzi Què rappresenta gli uccelli a coda corta (da non confondere con Niao, uccello a coda lunga). In realtà la coda del passero altro non è che il braccio dell'oppositore che sferra l'attacco. Ma vediamo i dettagli. La tecnica si compone di quattro momenti da eseguire in tre ritmi respiratori. Nel primo (Peng - 掤 - parare), non molto dissimile da Ye ma fen zong, spostando il peso sulla gamba destra con leggera torsione del busto verso destra si "prende il pallone" (inspirazione), quindi girandosi verso sinistra di 90° si porta il 70% del peso sulla gamba sinistra mentre il braccio sinistro si porta con arco dall'alto in basso col dorso della mano orizzontale rivolto verso il petto dell'avversario (espirazione); così ci si difende andando verso l'avversario con l'avambraccio che aderisce al suo petto, parando un colpo diretto. Lo sguardo passa dalla mano destra a quella sinistra. Si termina in posizione Gong Bu (passo arcuato). Nel secondo momento (Lu - 捋 - tirare indietro), dopo aver ruotato un poco il torso verso sinistra, si riporta il peso sul piede destro arretrato, ruotando verso destra. 

Questo movimento trascina quasi le braccia all'indietro facendo loro compiere due archi verso il basso (palmo sinistro verso il basso, palmo destro verso l'alto mentre lo sguardo ne accompagna il movimento fino in basso quasi fin dietro l'anca destra). Questa parte compiuta inspirando, simula la tecnica marziale con cui, rispondendo ad un attacco del braccio sx dell'avversario,  la mano sx afferra la sua spalla e la dx l'avambraccio ed usando la sua stessa forza d'attacco, lo si sbilancia verso terra (oppure afferrando l'avambraccio lo si sottopone ad una leva sull'articolazione del gomito). Durante l'azione il busto va mantenuto diritto. Nel terzo movimento (Ji - 挤 - premere) dopo una lieve torsione verso dx le braccia continuano l'arco verso l'alto, quindi tornano, mentre il busto ruota verso sx, nella direzione di sx. La mano dx con avambraccio quasi orizzontale (gomiti sempre un po' verso il basso), va a premere sulla mano sx (anche orizzontale) mentre tutto il peso si sposta verso sx di nuovo in Gong Bu (espirando). Adesso le braccia premendo contro l'avversario esercitano una azione di difesa. Con  il quarto movimento (An - 按 - respingere) rimanendo nella stessa direzione, il peso si sposta all'indietro sul piede dx ed entrambe le mani (palme in basso) si ritirano con un piccolo arco (basso-alto-basso) durante l'inspirazione. Il piede sx, completamente scarico di peso alza la punta. 


Quindi con tutto il corpo si esercita una spinta in avanti, in piena espirazione, il peso si riposta sul piede sx e le braccia respingono il corpo dell'avversario indietro, terminando in posizione Gong Bu con entrambe le braccia leggermente arcuate in avanti, palme in avanti, gomiti verso il basso, sguardo in avanti. Nella pratica si asseconda la spinta dell'avversario caricandosi della sua stessa energia per respingerlo indietro a nostra volta. Girandosi di 180° verso destra, si ripetono quindi i quattro movimenti verso un nuovo avversario alle nostre spalle. In tutta la tecnica è importante mantenere lo stesso ritmo senza spezzare i movimenti ma mantenendo una completa fluidità nel continuo bilanciare del peso tra le le gambe. Questi movimenti sono molto interessanti per l'enfatizzazione dei movimenti degli arti di cui viene rafforzata la muscolatura, in particolar modo le cosce, assieme a quella di dorso e addome. L'accentuazione del movimento respiratorio espande i polmoni e rafforza il cuore, migliorando la circolazione. Il punto importante da sottolineare sempre è il mantenimento dell'equilibrio, anche interiore, il contatto con il suolo, il trascinamento di tutti i movimenti che prende vita dall'interno dell'addome, mentre spalle, braccia e torso sono completamente rilassati. La respirazione deve dettare il ritmo come una musica interna che aiuti la coordinazione dei movimenti stessi, ritraendo leggermente il bacino durante l'inspirazione e contraendolo in avanti durante l'espirazione.






Refoli spiranti da: Fundamental of Tai Ji Quan - Wen Shan Huang - S.Sky Book Co - Honk Kong -1973
Moiraghi : Tai Ji Quan - geo S.p.A. 1995
Kung Fu and Tai Ji  Bruce Tegner -Bantam book - USA - 1968
www.taiji.de
Huard - Wong . Tecniche del corpo - Mondadori Ed. 1971


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare: